#lettidavoi: È gradita la camicia nera

La realtà di Verona raccontata da Paolo Berizzi mi risulta estranea in quanto non l’ho mai vissuta. Ho sempre conosciuto e sentito parlare della bellissima Verona per il suo fascino artistico, storico e culturale, come l’Anfiteatro Romano, il Castelvecchio, la Casa di Romeo e Giulietta e molto altro.
Verona, appunto, è stata il teatro della tragica vicenda amorosa di Romeo e Giulietta, resa immortale dalla penna di William Shakespeare, e mai avrei pensato che scavando nel passato più recente della città fossero avvenuti i drammi, per niente romantici, riportati accuratamente da Berizzi. Avvenimenti documentati e denunciati anche dalla stampa e nei tg, nei quali, ai tempi, non avevo mai riposto molta attenzione perché troppo piccolo per capire e/o ritenerlo di mio interesse.
Inizialmente leggendo questo saggio sono rimasto inorridito e stupito dal fanatismo ideologico che certi elementi tutt’oggi inneggiano a Verona, come se la città fosse governata dal caos, priva di controllo. Queste ideologie estreme e malate sulla superiorità di un gruppo che vuole comandare sugli altri sono sbagliate, che siano alimentate dalla politica o dalla religione; il passato dovrebbe averci insegnato l’importanza di vivere in pace… messaggio non giunto a tutti.
Questo libro mi ha aperto gli occhi su come le realtà deliranti non siano esistenti solo in alcune zone del sud Italia, ma sono situazioni che in modo più o meno omogeneo, per ideologie anche differenti, abbracciano tutto lo stivale e tutto il mondo infettandolo.
La prossima volta che visiterò Verona, carico di questo nuovo bagaglio, la guarderò in modo diverso: non più da turista e nemmeno con occhio critico, con pregiudizio o con terrore, ma semplicemente più conscio sulla situazione.

Paolo Berizzi, giornalista e scrittore, si dedica da tempo a raccontare il fenomeno del neofascismo in Italia. Attività quanto mai pericolosa che lo costringe a vivere sotto scorta. In questo libro-inchiesta racconta Verona, definita città laboratorio della estrema destra razzista, omofoba, misogina ma soprattutto violenta. Verona incubatrice di un movimento che dilaga in tutta Italia e che crea agganci per la nascita di un movimento transnazionale che trova in tutta Europa e negli Stati Uniti i suoi altrettanto cattivi emuli.
Perché proprio Verona è incubatrice di questa destra becera e rivoltante?
Si parte da lontano, dalla nascita del fascismo, dalla Repubblica di Salò che trovò sede anche a Verona, per passare agli efferati omicidi di Ludwig e approdare alla politica degli ultimi decenni. Una politica che strizza l’occhio alle tifoseria ultrà dell’Hellas, la squadra di calcio cittadina, all’ultra cattolicesimo di destra antiabortista e omofobo, e a una borghesia retrograda, spaventata dai nuovi fenomeni di immigrazione di massa, di affermazione delle libertà sessuali e di perdita di identità di appartenenza.
Il libro si legge tutto d’un fiato, perché racconta con maestria i fatti e i crimini della Verona nera e le storie dei protagonisti di questa deriva neonazista che indossano la camicia nera quando richiesto perché ostentano orgogliosamente questa loro triste anima nera.
Verona, da sempre simbolo di amore con Romeo e Giulietta, si scopre patria di un sentimento opposto, quello dell’odio verso il diverso. Un bisogno prorompente di affermazione identitaria, di rispetto delle tradizioni, di ordine e disciplina, spinge la città a chiudere gli occhi di fronte allo squadrismo di stampo neonazista che terrorizza e talvolta non disdegna di versare sangue in nome di valori quali Dio, patria, famiglia, sangue e onore.
E in tutto questo la politica locale da sempre prona e connivente è colpevole di offrire una patina di normalità al fenomeno negandone la reale pericolosità.